Scatta il D-Day per la Chiesa nella lotta agli abusi sessuali sui minori. Oggi si apre l’ atteso summit vaticano, convocato dal Papa, per fronteggiare la piaga della pedofilia nel clero. Tutti i presidenti delle conferenze episcopali nazionali sono convocati a Roma. Fra loro anche il cardinale Gualtiero Bassetti, alla guida dell’episcopato italiano che anticipa la possibile svolta dell’ assemblea generale della Cei di maggio nel contrasto agli abusi: l’ introduzione per i vescovi di un dovere di denuncia dei preti pedofili alle autorità civili.
Presidente, con che animo si accinge a partecipare all’incontro sulla protezione dei minori nella Chiesa?
«Vi giungo con nel cuore la sofferenza di tante vittime, a partire dalle ultime due che ho incontrato la scorsa settimana. Ascoltandole, mi sono confermato una volta di più sul percorso di plagio e, quindi, di abuso di potere che soggiace, consente e favorisce quello a carattere sessuale. L’ idea di convocare a Roma i presidenti di tutte le conferenze episcopali è un segno eloquente della decisione con cui la Chiesa cattolica sta affrontando la lotta contro questi reati gravissimi».
Il discernimento culminerà in linee guida universali sulla prevenzione e il contrasto alla pedofilia, con una particolare attenzione al ruolo dei vescovi venuti a conoscenza dei casi di violenza?
«Questi saranno giorni di preghiera, riflessione e confronto, che contribuiranno a farci compiere un deciso passo avanti. È dal 2011 che la Chiesa – per impulso di Benedetto XVI – ha messo mano alla stesura di linee guida finalizzate a contrastare la cultura dell’ abuso, ma anche a promuovere la prevenzione e la formazione. Vogliamo davvero che i nostri siano ambienti sani per tutti, a partire dalle giovani generazioni, che hanno il diritto di essere protette e di essere accolte in condizioni che favoriscano una crescita armonica».
Al netto delle prescrizioni del diritto positivo dei singoli Paesi, appurata l’ attendibilità delle accuse di pedofilia mosse a un parroco, in coscienza un vescovo deve prendere in considerazione l’ ipotesi di denunciare i fatti alle autorità civili?
«A questo riguardo, sarà decisiva la prossima assemblea della Cei a maggio. Non escludo che, laddove l’accusa si riveli verosimile, si affermi un dovere di denuncia. A maggior ragione questo si impone quando c’ è un pericolo fondato di reiterazione dell’ abuso. La tutela della cura dei minori deve costituire il criterio prioritario, anche quando esige scelte sofferte».
Il Servizio nazionale per la tutela dei minori della Cei punta molto sulla prevenzione degli abusi: da dove partire?
«La chiave di volta è senz’altro il territorio. Il Servizio nazionale è sì chiamato a offrire un supporto alla Cei in quanto tale, ma anche e soprattutto alle Chiese particolari alle quali deve poter offrire indicazioni, protocolli e accompagnamento delle attività di formazione e di prevenzione». La maggioranza degli specialisti converge sul riconoscere che la gran parte degli abusi sui minori si consuma in famiglia (95%).
Eppure a colpire l’ opinione pubblica sono soprattutto i casi di preti-pedofili. Comprensibile?
«Almeno in parte lo è. In fondo, questa reazione dell’ opinione pubblica testimonia quanto sia stimata la figura del sacerdote, per cui non può che scatenarsi lo scandalo davanti a chi tradisce un patto di fiducia così vitale. Al contempo le cifre indicate offrono la giusta proporzione del fenomeno».
(Giovanni Panettiere)