Racconta che «la sofferenza più grande» che ha provato è stata «pensare che in fondo le vittime che hanno esternato gli abusi sessuali subiti non sono che una minoranza, perché tante altre sono impaurite e non troveranno mai il coraggio di parlare». E svela che il clima che si è respirato nell'Aula Paolo VI «non è stato allegro come durante un sinodo o un'assemblea della Cei quando ci si saluta festosi, ma diverso, più compassato». Ha gli occhi lucidi, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, mentre a Repubblica racconta del primo giorno dell'incontro in Vaticano sulla protezione dei minori, le testimonianze delle vittime di abusi sessuali perpetrati da preti che entrano nel dettaglio di crimini drammatici e reiterati.
Eminenza, 190 vescovi hanno ascoltato in silenzio le testimonianze di chi è stato abusato. A cosa pensava mentre ascoltava?
«Al fatto che forse queste parole aiuteranno altri a uscire allo scoperto. Anche a loro vanno il mio pensiero e la mia preoccupazione. Sono ferite profonde, che lasciano strascichi sia da un punto di vista umano sia cristiano».
Chi era dentro ha raccontato di un grande silenzio in aula.
«È così. Coloro che hanno parlato, e in generale tutte le vittime, meritano un grande rispetto. Di fronte a loro è forse possibile soltanto un colloquio che si limiti a un monologo, ovvero all'ascolto. Penso che anche qualche piccola parola nostra possa turbare. Di queste persone parla il volto, parlano gli occhi».
Per troppo tempo la Chiesa non ha agito.
«Oltre all'ascolto compartecipe serve l'azione, ovvero fare di tutto per ristabilire la giustizia e per preparare un percorso di accompagnamento che vada oltre il colloquio stesso. Su questo credo non vi sia dubbio alcuno».
Crede che i crimini subìti possano essere superati dalle vittime?
«Mi sembra che queste persone purtroppo abbiano delle ferite che porteranno con sé per tutta la vita.
D'altra parte sappiamo che anche Gesù ha continuato a portare su di sé le ferite subìte dopo la risurrezione e che è salito al cielo con le mani e il costato forati e squarciati. Certo, le ferite si possono lenire, ma non si cancellano. Tutto ciò fa capire la grave responsabilità di chi si espone in queste situazioni».
Che atmosfera c'è stata durante la prima mattinata di lavoro?
«Dal Papa fino all'ultima persona presente tutti erano desiderosi non solo di ascoltare, ma di partecipare a un dramma che interpella. Durante un sinodo ci si saluta festosi, qui no. Il clima era un altro».
(Paolo Rodari)