Cosa provano una mamma e un papà quando scoprono che un proprio figlio è stato abusato in parrocchia, magari dallo stesso parroco o comunque da un educatore, da una figura autorevole della comunità ecclesiale? «Lacerato dal dolore ti chiedi: cosa ho fatto? A chi ho dato la mia fiducia? A chi ho affidato mio figlio? Quali criteri hanno sostenuto questo mio affidarmi? Innanzitutto, l’indescrivibile e insopportabile dolore che ti devasta quando prendi coscienza che i tuoi figli hanno pagato le amare conseguenze delle tue scelte. Un dolore, che forse nemmeno si avvicina al loro dolore di essere stati abusati».
Da qui la riflessione colma di amarezza: «Fa male, scoprire che non sempre si è stati ragionevoli, attenti ai segni, tesi a discernere gli atteggiamenti dell’abusatore, ma soprattutto è doloroso rendersi conto che si è seguita e si è fatta seguire l’immanenza della persona, le performance della persona, allo scopo, forse non consapevole, di appagare i propri bisogni di essere amato, di riconoscenza, di appartenenza e di sicurezza».
Sono alcuni stralci delle testimonianze che saranno al centro della Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi che il Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone fragili della Cei organizzerà il prossimo 18 novembre. Tra i materiali per la Giornata, intitolata non a caso, “Ritessere la fiducia” (vedi qui), anche alcune testimonianze preparate con i contributi delle stesse vittime. Una scelta coraggiosa che, più di tanti documenti, mostra la voglia di trasparenza, il proposito serio e ormai indefettibile di far piazza pulita delle tante incertezze e dei troppi silenzi del passato. La strada tracciata nei primi cinque anni dall’avvio del Servizio nazionale per la tutela dei minori con la presidenza dell’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni, è stata ripresa adesso con il nuovo consiglio di presidenza che ha al vertice una psicologa come Chiara Griffini, esperta dell’argomento, già da tempo impegnata nello studio del dramma-abusi, ma anche in prima linea per promuovere una nuova cultura della generatività capace di mettere al centro un approccio educativo integrale nei confronti dei bambini e dei ragazzi più fragili.
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