«La risposta della Chiesa italiana all’impegno contro gli abusi è stata corale. Dopo l’approvazione delle linee guida all’assemblea del maggio 2019, tutte le diocesi si sono mosse e, via via, hanno provveduto a dotarsi di una struttura adeguata. Oggi lo possiamo dire sulla base di dati concreti. Ogni comunità ha un referente.
Ogni regione ecclesiastica ha un vescovo responsabile. Nel 30% delle diocesi almeno, accanto al referente e alla sua équipe, c’è anche uno sportello di ascolto per la prima accoglienza». L’arcivescovo di Ravenna- Cervia, Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale Cei di tutela dei minori, anticipa i dati che avrebbe comunicato all’Assemblea generale dei vescovi italiani, poi rimandata per la pandemia e per la malattia del cardinale Gualtiero Bassetti. E sono dati che confermano la serietà con cui è stata preparata una svolta storica, dopo tanti – troppi – anni di sottovalutazione del problema. «La gravità della situazione e le indicazioni di papa Francesco hanno portato i vescovi italiani a un’importante assunzione di responsabilità nella lotta contro gli abusi in ambito ecclesiale. Oggi le 226 diocesi italiane sono preparate ad affrontare il problema, ciascuna nel proprio ambito. Nessuna si è tirata indietro».
Un impegno evidenziato, fa ancora notare Ghizzoni, dalla competenza specifica dei referenti nominati nelle varie diocesi. Oltre la metà sono laici, il resto sacerdoti esperti di diritto canonico o con incarichi nella pastorale familiare o giovanile. Ma ci sono anche delle religiose. Tra i laici predominanti le donne, e tutte con una preparazione di ottimo livello. Molte psicologhe, psicoterapeute, esperte di consulenza familiare. Non poche con preparazione giuridica. «Tutte persone che sanno come accostarsi al mondo dei minori più fragili, tutte consapevoli che violenze e abusi subiti rappresentano un marchio pesantissimo per tutta la vita». Numerose diocesi, come detto, hanno poi sentito la necessità di distinguere la struttura guidata dal referente dallo sportello di ascolto. «Nelle Linee guida non avevamo previsto questa distinzione ma ora – osserva ancora il presidente della struttura Cei – ci stiamo rendendo conto quanto sia importante. Certo, laddove non è ancora stato avviato lo sportello della prima accoglienza, è il referente che provvede a tutto». Un incarico, come è evidente, di grande delicatezza. Il Servizio nazionale ha preparato un vademecum per offrire alcuni criteri legati all’accoglienza.
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